sabato 1 agosto 2009

STORIA DEL COLONNATO INFAME

Dovevamo arrivare alla vigilia dei lavori, previsti per S. Matteo, per poter finalmente ammirare i fotorendering del Crescent pubblicati oggi sul quotidiano la Città. E così è fugato ogni dubbio, se mai l'avessimo avuto, il progetto di Bofil ha un impatto impressionante. Dal centro della piazza il colonnato infame fa barriera impedendo la vista di Salerno alta, quella dei conventi, dei giardini della Minerva e dei palazzi nobiliari per intenderci. Che tristezza, che squallore, che desolazione in quell'immenso emiciclo vuoto e deserto animato solo dal disegno pacchiano della pavimentazione, che nessun parrucchiere dell'architettura locale, cultore del vernacolare, proporrebbe più nemmeno per una taverna di terz'ordine del più cafone dei clienti. Non c'è uno straccio di persona inserita con il fotoritocco nella simulazione fotografica dell'archistar -eppure due milioni di euro pagati per il progetto dovevano essere sufficienti per produrre immagini più convincenti- che rende davvero bene l'idea di come si presenterà abitualmente la piazza: senza anima viva. Altro che effetto Eur da scongiurare, come asseriva il Sindaco in una delle sue apologie del progetto. Una vista in particolare ricorda anzi il Portello di Milano di sera quando i negozi e gli uffici sono chiusi: solo mestizia e desolazione. Dopo aver piantato striminziti alberelli su ogni marciapiedi cittadino nella Piazza della Libertà non è previsto un filo di verde anzi platani secolari saranno abbattuti, immagino nottetempo, per non lasciare adito alla protesta, come già avvenuto per altri ingrati interventi demolitori analoghi, o di insabbiamenti di reperti archeologici (vedi Piazza S. Agostino). L'effetto generale che si ha è così straniante, ha qualcosa di disumano, alienante anche per il ritmo ossessivo sempre uguale delle campate colonnate. Chi desidera davvero un orrore simile?
Speculate pure signori miei, l'avete sempre fatto e continuerete sempre a farlo finchè girerà il mondo ma non arrecate un'oltraggio simile alla nostra città! Potremo altrimenti solo voltare le spalle ai 30 metri di cemento e volgere gli occhi al cielo o al mare. Oppure meno elegantemente usare la famosa urna come sputacchiera.
amado señor

martedì 28 luglio 2009

FINCHE' LA BARCA VA...

Cari architetti e archistars italiani e stranieri che creerete ancora meraviglie per Salerno, dopo gli ottimi Zaha Hadid, Nicola Pagliara e Santiago Calatrava, per favore non regalateci più progetti di edifici ispirati a navi, barche e simili o rischierete di essere retorici e ripetitivi. Va bene che siamo in tema marinaro ma il repertorio se per questo è molto vasto. Prendete allora esempio da Dominique Perrault e Ricardo Bofill che si rifanno al "purpo" e alla (mezza)ciambella.
Buon bagno a tutti.
amado señor

lunedì 27 luglio 2009

CITTA’ TURISTICA

Dopo aver superato con successo un’esame che mi aveva richiesto un discreto impegno ho deciso di concedermi un goloso premio. Quale sia stato il mio disappunto nel trovare la serranda abbassata della celebre gelateria cittadina dove intendevo ristorarmi potranno bene immaginarlo i miei quattro lettori. Un cartello affisso sulla porta sprangata recita: “Chiuso per lavori interni”. In realtà i soliti ben informati mi hanno confidato che la gelateria è stata chiusa per gravi carenze igienico-sanitarie.

Passeggiando per la città, anche in pieno giorno sotto un sole di 30 gradi, mi è capitato almeno un paio di volte di vedere aggirarsi per strada, in pieno centro (l’ultimo avvistamento in via Avallone), roditori vivi. Di quelli morti spiaccicati sull’asfalto e conciati come suole di scarpe dalle ruote delle auto e dal sole se ne perde il conto.
I topi sono anche di casa sul nostro lungomare dove sono stati visti arrampicati sugli alberi e addirittura cadere su qualche malcapitato seduto in panchina. Non sono leggende metropolitane come credevo all’inizio, li ho visti anche io. Del resto il forte tanfo di fogna che si avverte sulla passeggiata più bella di Salerno non lascia dubbi che ci si trovi nell’habitat ideale per la proliferazione di questa specie murina.

Se capita invece di passeggiare nel centro storico di sera come turisti e procedere ancora incantati dalle bellezze di Salerno vecchia si rimane spiacevolmente turbati alla vista di cumuli di sacchetti appoggiati sulle soglie di porte e portoni in attesa della raccolta. Questo scenario della differenziata a Salerno che ricorda il periodo dell’emergenza rifiuti a Napoli, non è offerto solo nell’area segnalata ai visitatori dalle guide turistiche ma in tutta la città secondo un principio democratico che per una volta abbatte le differenze ed accomuna il centro e la periferia.
Nulla di strano o contro le regole, le direttive comunali impongono di esporre i rifiuti la sera per consentire, l’indomani mattina, la raccolta da parte di addetti incaricati.

Sulle locandine dei giornali campeggiano da giorni titoli allarmanti sui liquami che insozzano le nostre acque. Chi si è recato in spiaggia lo scorso fine settimana ha trovato un velo di feci ed altre porcherie galleggiare in mare, numerosi bagnanti hanno abbandonato i lidi. Sembra quasi che un re Mida malvagio invece di tramutare in oro tutto ciò che tocca lo trasformi in me… in melma.

Su youtube (http://www.youtube.com/watch?v=BfaWhjZnO9c) si può ancora vedere una vecchia puntata di Porta a Porta dove il primo cittadino di Salerno si scalmana ad affermare che la nostra città sia la più pulita del sud, ripetendo come in un mantra ossessivo il leitmotiv che ha fatto la fortuna della sua campagna elettorale: più pulito di..., più bello di..., più grande di.., ecc.

La nostra città invece è sporca, sporchissima e si fa vanto di essere città turistica. Il Comune di Salerno,non inteso solo come Palazzo di Città ma come realtà urbana tutta, dovrebbe chiudere per gravi carenze igienico-sanitarie ed i cittadini in massa andarsene altrove.
L’ultimo che esce affigga il cartello.
IL CARROZZONE

E’ trascorsa una settimana dalla pubblicazione sul blog dell’Unità delle dieci domande sul Crescent al sindaco di Salerno Vincenzo De Luca, risposta: nessuna. Se le domande fossero state rivolte con la formula del silenzio assenso avrebbero ottenuto miglior esito.
Mesi invece sono passati dall’apertura di un dibattito che ha visto la nascita di un comitato, l’intervento di persone comuni, provenienti dal mondo della cultura, dell’arte e da architetti, pubblicate sui mezzi mediatici locali e nazionali. Tra gli interventi di personalità di rilievo spicca la pesante stroncatura di Gillo Dorfless che ha scritto “con Bofill (l’ architetto spagnolo che ha firmato il progetto del Crescent a Salerno n.d.r.) si cade spesso in una tipologia architettonica che non possiamo non chiamare kitsch. Molti suoi edifici sono esteticamente deprecabili e non fatti con ironia, ma perseguendo un’architettura vistosa, falsamente decorativa, antifunzionale, che fa colpo sul pubblico”. Mentre interessatosi direttamente al progetto dalla forma a mezzaluna di Salerno il critico Vittorio Sgarbi ha parlato di “spaventoso ministero sovietico” e di “impresa destinata a soddisfare, in primis, l’edilizia residenziale di lusso”. Risposta del Sindaco: insulti.
Si, pare incredibile, ma insulti sono stati rivolti sia al critico autorevole ora come in passato ai comuni cittadini che osano dissentire dalle sue idee e per questo sono stati linciati pubblicamente sulle emittenti locali ed irrisi con coloriti epiteti (chiwawa, pinguini, amanti delle baracce ecc.) senza possibilità di replica diretta. Neanche i consiglieri comunali che hanno votato la delibera, o il soprintendente che ha espresso il parere favorevole per il progetto di S. Teresa hanno avvertito la necessità di rispondere agli interrogativi e sciogliere i dubbi dei salernitani sulla colata di cemento che si abbatterà sul lungomare. Eppure dovrebbero sentirsi orgogliosi di essere riconosciuti come interlocutori preferenziali del dialogo tra autorità e cittadini.
D’altro canto sorprendono alcune spontanee dichiarazioni in merito alla vicenda, espresse a mò di giustificazioni, e che lasciano intendere mancanze ben più gravi di quelle che adombrano lo scandalo del Crescent tanto da richiamarmi alla mente il meccanismo involontario che ha portato a galla gravi omissioni in materia di Beni Culturali da una serie di intercettazioni a sfondo erotico-privato del nostro premier.
La prima dichiarazione a spiazzare è quella dell’Assessore all’Urbanistica il quale dichiara che il ricorso alle varianti si è reso necessario per snellire il Piano di Bohigas altrimenti ingestibile.
La seconda rivelazione è dello stesso De Luca che spiega come il Crescent e l’annessa Piazza della Libertà siano stati concepiti come più decorosa alternativa al progetto originale di Bohigas che prevedeva per l’area di S. Teresa residenze di tipo economico popolare. Mi sembra di arguire da queste affermazioni due mancanze gravi dell’Amministrazione cittadina, opposte e complementari. Ipotesi n°1: Bohigas ha concepito un Piano irrealizzabile ( ma a Barcellona sono riusciti a mettere in atto il progetto urbanistico dello stesso architetto catalano), mostruosamente complesso nella sua attuazione generale ed inadeguato nelle linee guida particolari; in tal caso è legittimo chiedersi perché l’Amministrazione di Salerno l’abbia approvato con enorme dispendio di denaro pubblico e di tempo.
Ipotesi n°2: si procede con le varianti per la totale incapacità di gestione del piano e/o perché risulta più comodo lavorare su interventi ad hoc, per non dire ad personam, come ha acutamente osservato F. Martino in un suo intervento.
C’è una frase del Sindaco De Luca relativa al clamore suscitato dalla vicenda del Crescentt e pronunciata in un’ intervista ad una emittente locale che colpisce profondamente ed inquieta per la sua forza autodenigratoria: “il carrozzone passa, restano i cani ad abbaiare!”
Che i cani continuino pure ad abbaiare finchè non si otterranno risposte concrete e civili, finchè esisterà libertà d’opinione e di idee, fino a quando non ci sarà smentita o conferma che questa Amministrazione è un carrozzone come essa stessa crede di sè ed afferma.
SERVO ENCOMIO E CODARDO OLTRAGGIO
Chi l'avrebbe mai detto che sarebbe assurto da sindaco sceriffo al rango di sindaco critico d'arte? Mmmmm... dunque ricapitoliamo, dopo aver bonificato Salerno da prostitute e parcheggiatori abusivi (c'è sempre la famosa "signora" che chiede i due euro per lasciare l'auto proprio sotto il comune); dopo aver bacchettato gli automobilisti indisciplinati (ancora parcheggiati in doppia fila sotto palazzo di città) e cacciato i cafoni dall'Ippocratica civitas, proprio Lui, l'arbiter elegantiae; dopo aver eretto dalle fondamenta la cittadella giudiziaria (ferma al rustico per fallimento d'impresa) e la stazione marittima (prendendo alla lettera il messaggio di Cristo "chi è senza peccato scagli la prima pietra", dal momento che è stata posata solo quella); dopo aver riedificato la copia del muro di Berlino nelle sembianze di metropolitana cittadina che garantirà corse con frequenza da eurostar (un treno ogni ora) e intanto i writers armati di bomboletta spray ringraziano; e ancora, dopo aver sostituito le palle socialiste del lungomare con romantiche lanternine nordiche (con scoiattoli "mediterranei" in tema); ripavimentato con prodigalità il corso cittadino due volte in meno di 4 lustri; reso finalmente Salerno città di mare con acque limpide ed aulenti e km di spiagge, peccato però che siano chiuse per erosione; risollevato le sorti dell'economia cittadina autorizzando l'apertura di kebab nell'architettura civile barocca di maggior pregio di Salerno (alludo al Palazzo Genovese di Largo Campo, proprietà comunale, le cui vetuste finestre sono spalancate su desolate stanze sventrate da una parziale ristrutturazione, che non potrebbe chiamarsi restauro quello!); dicevo dopo tutto questo ed altro ancora chè la memoria non mi assiste più e rischio di perdere il filo del discorso, dopo tutto questo eccolo che tiene una lectio magistralis di decoro a Vittorio Sgarbi, si improvvisa critico d'arte e gli ribatte a sua volta sul filo di un'elegante ironia, sul tema della foglia di mariuana che inevitabilmente Sgarbi dovrebbe fumare per non essere così lucido da intendere tanto ben operare. Che poi questa storia della foglia di mariuana è ridicola perchè a me personalmente ricorda anche una coda di pavone il cui corpo non può essere altro che quello del Primo cives assiso da vivo (e non da morto, come lui stesso vorrebbe) al centro della piazza più grande d'Europa a fare la ruota della sua vanità.
Ed ancora il Nostro assicura i suoi concittadini dagli schermi che Il Crescent sarà bellissimo tutto color sabbia (ma quella scura nostrana?) sperando forse che si mimetizzi con la spiaggia di S. Teresa, solo con le colonne bianche esemplate su quelle "made in fascio" del palazzo di città. Dimentica però che l'architettura non è una fabula che si racconta a parole ma che si esprime da sè attraverso il progetto che però è blindato, top secret.
I rendering dell'archistar catalana per ora li ha potuti ammirare solo Dorfles, nemmeno ahimè la soprintendenza che li aveva richiesti per emettere uno straccio di parere, in un recente incontro a Paestum, a due passi dai templi sì da entrare meglio nel mood archeologico del colonnato. In quella sede, mai stanco ma sempre alacre, il Primus si scalmana a spiegare al centenario Dorfles, che ne ha già viste di cotte e di crude, le virtù del suo castellone di sabbia, strappandogli un mezzo consenso, ma detto così giusto per educazione. Che poi Dorfles aveva già espresso il suo parere su Bofill bollandone l'opera come kitsch e lontana dal linguaggio contemporaneo e se pur vero che repetita iuvant forse in questo è più pertinente il detto: a lavar la testa all'asino...ecc. Sarà, eppure durante la conversazione con l'illustre critico lo stesso De Luca, forse per puro spirito di contraddizione, a stroncare il progetto gemello di Crescent già bocciato a Parigi sollevando un dubbio atroce: sarà lui il Dio manzoniano che atterra e suscita, che affanna e che consola. Stia attento però che l'ampio consenso su cui si fonda il delirio di onnipotenza del momento presente verrà meno e già se ne sentono scricchiolare le fondamenta sotto i colpi delle interrogazioni parlamentari. Allora al "servo encomio" si sostituirà inevitalmente per nemesi storica "il codardo oltraggio", il castello di sabbia crollerà miseramente e quello che dovrebbe essere il progetto della sua vita si trasformerà nella tomba della sua carriera politica.
CRESCENT: 10 DOMANDE AL SINDACO DE LUCA
1.Signor Sindaco, quali sono le reali dimensioni del Crescent e quale l'importo previsto per i lavori?
2.Quali privati sosterranno tale spesa e cosa daranno in cambio al Comune di Salerno per ottenere il permesso di costruire su un'area così ambita?
3.Sono legittime le deroghe alle prescrizioni urbanistiche che limitano l'altezza degli edifici in quell'area a 10 metri?
4.Quale vantaggio porterà ai cittadini di Salerno la costruzione di un edificio privato a destinazione residenziale su un ex area demaniale prospiciente la spiaggia storica di S. Teresa?
5.Le residenze del Crescent potranno essere acquistate a regime agevolato come nel caso di cooperative pianificate nella periferia della città o trovandosi in centro saranno per soli ricchi?
6.Quale sarà l'utile dei privati e quanto entrerà di fatto nelle casse del Comune?
7.Il Soprintendente Zampino ha ottenuto la direzione dell'istituendo Museo dell'Architettura contemporanea di Salerno in cambio del silenzio assenso con cui il progetto del Crescent è stato approvato?
8.Perché non è stato mai pubblicato lo studio di impatto ambientale sul fronte mare di Salerno con l'inserimento del Crescent? Dove sono i rendering di Bofill?
9.Una società di privati ha acquistato il Jolly Hotel per diversi milioni di euro circa e lo rivenderà al Comune di Salerno a prezzo triplicato per demolirlo. Può chiarire questa operazione economica e il divario tra costo di acquisto e di vendita del Jolly Hotel?
10.Può assicurare i salernitani che nessuno dei suoi familiari, amici e collaboratori fa parte di questa società di privati?
pubblicate sul blog dell'Unità (http://cittaecitta.blog.unita.it//Le_due_scelte_di_Salerno_491.shtml) il 20/07/2009
Dopo la replica alla critica di Sgarbi sul Crescent invito qualcuno a riflettere su queste parole di Calvino, Autore più volte citato (a sproposito). «D'una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda.»
Pubblico di seguito il mio commento apparso sul Blog dell' Unità il 17/07/2009 (http://cittaecitta.blog.unita.it//Le_due_scelte_di_Salerno_491.shtml) e riportato sul sito del comitano no Crescent (www.nocrescent.it)

DOVE STENDERANNO I PANNI I CONDOMINI DEL CRESCENT?

Sul Progetto:
Innanzitutto la querelle sulle effettive dimensioni la dice lunga sulla trasparenza del progetto e della sua corretta trasmissione alla cittadinanza. Qualsiasi intervento di waterfront, anche nelle tavole di concorso prodotte da dilettanti o emergenti dell'architettura, viene corredato da una ricca serie di fotorendering. Questo costituisce innanzitutto una forma di studio preliminare e di verifica dell'impatto ambientale del manufatto architettonico da parte del progettista , oltre che un moderno ed efficace strumento di presentazione e divulgazione del lavoro, per una sua più immediata comprensione, anche da parte dei meno esperti. Nel caso del Crescent il fotoinserimento tridimensionale, o per lo meno il prospetto con inserimento sulla cortina di fabbricati prospicienti il mare al fine di compararne le altezze, non è stato mai reso pubblico, ma di sicuro esiste perchè è fuori di dubbio che sia stato realizzato dallo studio Bofill per i motivi su esposti e per la presentazione della documentazione alla Soprintendenza. E' stato sì mostrato con grande clamore il plastico che però ha essenzialmente la funzione di definire e mettere in evidenza la volumetria e l'architettura dell'edificio singolo, ma non il suo reale rapporto con il contesto. Sarebbe opportuno avere a disposizione viste ad altezza d'uomo, all'interno della piazza e da punti strategici (i capisaldi dell'iconografia della città) quali lungomare, vista dal mare guardando verso il colle Buonadies e dal Castello di Arechi.
Dove sono i rendering ufficiali del Crescent realizzati dallo studio Bofill e presentati per la richiesta di parere alla Soprintendenza? Dov'è lo studio dell'impatto ambientale del Crescent sul fronte del mare di Salerno?
Sul gap progetto-nome e non solo:
Si pubblicizza la realizzazione di un vuoto, di una grande piazza: Piazza della Libertà, in realtà si edificherà un volume mastodontico, un pieno di cemento di nome Crescent. Si induce in errore l'opinione pubblica presentando come uno spazio aperto e pubblico quello che sarà una costruzione, un edificio privato di quasi 30 mt di altezza.
Sull'identità:
Salerno non è Napoli, nè Roma, nè Lisbona e quindi non ha bisogno di una seconda Piazza del Plebiscito, di una seconda Piazza del Popolo ecc. Se anche Salerno non avesse un'identità non l'otterrà mai copiando altre città, altri modelli. Chi dice che Salerno manchi di identità, lui solo non sa vederla. C'è un errore culturale di fondo, il Crescent potrà essere l'edificio più bello del mondo (ovviamente non con le forme attuali) progettato dall'architetto più acclamato del momento ( ovviamente non quello attuale) ma resterebbe l'errato tentativo di emulazione di realtà diverse dalla nostra. E' evidente che la cultura di progetto; la sensibilità verso l'ambiente ed il paesaggio; la conoscenza delle reali potenzialità del nostro centro urbano, non solo non valorizzate ma lasciate deperire ed agonizzare, non sono di casa a Salerno nè troveranno dimora nel Crescent.
Sul bello:
Ci si appella alla eccessiva volumetria, all'altezza smisurata, alla barriera tra costa e città, alla tipologia obsoleta ecc.. Sul fattore estetico non si discute, si sa che è soggettivo ed opinabile. Il bello oggettivo non esiste... ma il brutto oggettivo si! ed allora abbiamo il coraggio di dirlo chiaramente: il Crescent è oggettivamente brutto.
In fine (per sdrammatizzare ma non troppo):
Dove stenderanno i panni i condomini del Crescent, dai balconi prospicienti la Piazza più grande d'Europa? Oppure tutti gli appartamenti saranno dotati di asciugatrice? ma si sa dalle nostre parti non si usa. Quando il Festivalbar sarà scippato a Piazza Plebiscito e sarà ospitato a Piazza della Libertà come faranno a riposare i poveri condomini milionari residenti nella mezzaluna con tutti quei decibel?
Oggi nasce questo blog come forma di protesta e critica attiva contro la cattiva gestione di Salerno. Tutti sono invitati a fornire il contributo personale per la rinascita della città.